Leccio si svegliò presto quel giorno. Nel pomeriggio una leggera pioggia avvolgeva la piazza Manin, ma l’aria era frizzante di attesa. Gli abitanti del paese, raccolti nella piazza, parlavano sottovoce, ricordando i racconti degi anziani a proposito dei tempi in cui Penco, la statua del soldato napoleonico, dominava il tetto della Fattoria della Loggia.
“Era un simbolo, sapete?” disse nonno Luigi, accarezzandosi il mento. “Quando lo hanno tolto nel ’40, si racconta che un pezzo del paese fosse sparito con lui”. Poi quel motto, scritto nel basamento “Penco paga e difende”. A tutto il contado era noto il modo di dire: “Chi va a Firenze e soldi spende, passa da Leccio e Penco glieli rende!”.
Ma quel pomeriggio di sabato, tutto stava per cambiare. Grazie al lavoro del Laboratorio GeCo dell’Università di Firenze Penco sarebbe ritornato, non sul tetto della Fattoria, ma nella piazza, a grandezza naturale.
Gli esperti avevano usato un soldatino di pochi centimentri della Collezione Predieri come modello. Con tecnologie avanzate, l’avevano rilevato, creato il modello 3D, ingrandito e arricchito di dettagli, poi stampata la copia e rifinita con una patina metallizzata. Il risultato era straordinario: il soldato sembrava appena sceso dal tetto per riprendere il suo posto tra la gente di Leccio.
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Quando il telo che copriva la statua fu rimosso, espressioni di meraviglia si levarono dalla folla. I bambini corsero avanti per osservarlo da vicino, mentre i più anziani erano commossi e compiaciuti. Penco stava lì, fiero, con lo sguardo rivolto verso la fattoria come a ricordare i suoi anni passati.
“È lui, proprio lui,” mormorò Luigi, stringendo la mano di suo nipote. “Ma guarda, sembra più vivo che mai”. La piazza si riempì di allegria, di racconti e ricordi. Per i più giovani Penco era una curiosità, per i più anziani un ponte con il passato. Per tutti era una nuova icona del paese.
Penco era tornato e con lui un po’ dell’anima di Leccio.