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Sono del 5 della mattina del 31 gennaio 2008 quando, con stupore e meraviglia, Grazia Tucci e il gruppo di ricercatori che con lei ha lavorato per tutta la notte, soli, chiusi all’interno della basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, aprono le porte di quel luogo magico e trovano la città che giace sotto una coltre bianca di neve.
Relazionarsi con quel luogo denso di storia e di significati, stringere rapporti di amichevole e costruttiva collaborazione con le comunità religiose che lo custodiscono, vivere la città di Gerusalemme ha arricchito di senso e di valori umani l’opera di un gruppo di studiosi, che vanno ben oltre la mera operazione tecnica. Questa tuttavia assume una dimensione del tutto speciale e ricca di significato scientifico, ed anche emozionale, se si pensa a come si è svolto il lavoro di rilievo: nella penombra della notte la lama di luce verde del laser scanner si proietta sulle superfici di quegli ambienti, quasi a volerne carpire l’identità ed i più nascosti segreti, senza violarne la sacralità, creando nuvole di punti.
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La realizzazione del primo modello digitale 3D dell’intero complesso architettonico ha impegnato GeCo in tre campagne di rilievi tra il 2007 e il 2008, a cui è seguita l’elaborazione dei dati e la costruzione del modello. Tutto questo è parte di un più vasto progetto di ricerca che si è protratto sino al 2011 e che ha visto coinvolte unità operative afferenti a diversi ambiti disciplinari, con l’obiettivo di fornire indicazioni tecnico-scientifiche per il restauro e la conservazione del complesso basilicale.
Il volume Jerusalem The Holy Sepulchre – Research and Investigation a cura di Grazia Tucci dà conto di queste ricerche.
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